Imprese e operatori della cultura, privati e pubblici, si sono riuniti a Gorizia, a Palazzo De Bassa, per partecipare al convegno: “Quando la cultura si fa impresa”, promosso da Confcooperative Alpe Adria. Un’occasione per raccontare, dati alla mano, la dimensione economica del mondo della cultura e l’esigenza di analizzare e valutare l’impatto di questo importante settore. Una sfida, hanno sottolineato gli ospiti presenti, anche nell’ottica dell’appuntamento con la Capitale europea della Cultura nel 2025.
In Fvg, Confcooperative annovera 67 cooperative del settore culturale, con 6.502 soci e ricavi per 24 milioni di euro mentre, a livello nazionale, la Federazione associa oltre 1.300 cooperative che danno lavoro a circa 15.620 persone e hanno 139.500 soci. «Si tratta di una parte importante dell’economia della Regione e “Go! 2025”, può essere l’opportunità per una ulteriore crescita occupazionale e di professionalità per tutte le realtà del settore: ecco perché abbiamo voluto essere a Gorizia con la nostra iniziativa», ha spiegato la presidente della Federazione regionale delle cooperative di cultura e turismo, Serena Mizzan, nella sua introduzione al convegno.
«Le nostre imprese producono cultura secondo criteri di sostenibilità economica: si confrontano con le dinamiche del mondo del lavoro, stipendi, appalti pubblici. Sono imprese a tutti gli effetti, ma in un comparto delicatissimo e dove le competenze richieste sono elevate: ecco perché è fondamentale sostenere il settore e dargli il giusto riconoscimento», ha ricordato Paola Benini, presidente di Confcooperative Alpe Adria, associazione che riunisce 395 imprese cooperative delle province di Udine, Gorizia, Trieste.
Secondo i numeri presentati da Carlos Corvino, ricercatore della Direzione Lavoro dell’amministrazione regionale, nel settore prevalgono nettamente le assunzioni in parasubordinazione e i lavoratori autonomi dello spettacolo: questi, nel 2022, hanno rappresentato il 48,3 per cento delle assunzioni, in aumento del 46,8 per cento rispetto al 2019.
«I dati rilevati dalle nostre associate dicono che soltanto con il 2023 il settore tornerà ai livelli prepandemia», precisa Benini. Durante la pandemia (2020) si è notato una diminuzione complessiva del 35,5 per cento dei lavoratori del settore, dato confermato anche dalla stessa Confcooperative per la quale, nel 2020, il settore ha visto una riduzione dei ricavi nell’ordine del 36 per cento.
«La nostra è una regione estremamente vivace se pensiamo che è terza, in Italia, per numero di attività culturali – ha sottolineato Diego Bernardis, presidente della V Commissione (Cultura) del Consiglio regionale -. Su queste, l’Amministrazione regionale mette oltre 80 milioni di euro l’anno di finanziamenti e, dopo aver predisposto la norma per costituire uno specifico Osservatorio regionale, in questa legislatura si impegnerà per attivarlo poiché ne riconosce l’assoluta utilità».
Nelle sue conclusioni, Chiara Laghi, vicepresidente nazionale di Confcooperative Cultura Turismo Sport, ha sottolineato il grande colpo che le cooperative culturali hanno subito con la pandemia, economico e non solo, e il percorso di rilancio pienamente in atto, con particolare attenzione alla formazione degli addetti e al corretto rapporto con le Pubbliche Amministrazioni (le stazioni appaltanti) per raggiungere nuovi obiettivi di qualità a beneficio di comunità e territori.
Il convegno, infine, ha rappresentato l’occasione per presentare le attività in corso nell’ambito di “Go! 2025”, che coinvolgerà Nova Gorica e Gorizia.